"L'angolo del filosofo"
Lino Carriero • 28 maggio 2024
Quando possiamo dire che l'arbitrio è davvero libero?

Per arbitrio
dobbiamo intendere la facoltà di decidere in autonomia riguardo al proprio modo di essere (agire e pensare) nel mondo tra gli altri. Volendo essere arbitri del proprio destino non è affatto superfluo compiere un doveroso percorso di liberazione per essere davvero liberi.
Cosa intendiamo per libertà?
Libertà è espressione: poter decidere e incidere nel mondo, ma non al punto da dettare leggi al mondo. Proprio perché parliamo di libertà, l’arbitrio del singolo va accolto secondo il proprio sistema di credenze e convincimenti dovuto al fatto che l’uomo si rapporta alla realtà in quanto rappresentazione soggettiva e collettiva (inconscio collettivo). Che lo schiavo possa confondere la catena con la libertà, non è assai insolito se questa gli dona sicurezza.
Il fatto che nella vita quotidiana tutti noi, nella scelta di prodotti, per es., siamo condizionati dal marketing, così come dal pensiero “dominante”, non rende impossibile esserne consapevoli e regolarsi di conseguenza. Seppur cosa non facile, decondizionarsi richiederà impegno e disciplina.
Detto ciò, la libertà di determinarsi si scontra o si incontra (ma si confronta) con la realtà sociale: la collettività e spirituale: il proprio Karma e Dio (per il credente). Come ogni altra creatura, anche l’uomo è giunto in un mondo sociale e naturale di cui è solo ospite e ultimo arrivato.
Certamente a casa degli altri non porremmo condizioni, ma siamo in grado di fare valutazioni.
All’essere umano dunque è concesso di fare ciò che vuole, ma non ciò che non vuole Dio e l’autorità sociale (a cominciare dalla famiglia). Messa così sembrerebbe l’arbitrio educato tipico di una sana relazione genitori-figli, stato-cittadini, in cui la priorità è la civile convivenza tra ruoli distinti. Non a
caso la più alta espressione di libertà è il compromesso della democrazia.
Di fatto si tratta di un “arbitrio condizionato” che accettiamo affinché la volontà umana non diventi prevaricazione sull’altro e sulle altre specie. La nostra libertà finirebbe dove comincia l’altrui e viceversa. Se non vuol esser inteso come anarchia, l’arbitrio dunque non può non essere rispettoso dei confini altrui.
Stabilire le regole facendosi portavoce di Dio, affermando Dio lo vuole!, è ugualmente inaccettabile: come un padre saggio, Dio dispone ma non obbliga. Come affermò Lutero, si dovrebbe concludere che quella teologica non sia altro che predestinazione: inconsciamente l’uomo crederà di essere
libero, ma lo sarà davvero solo se saprà tradurre in opportunità creative ciò che altrimenti è predeterminazione. Così come dal seme di un melo nasceranno solo mele, sarà l’interazione con l’ambiente a rendere diverse quelle mele da altre.
Paradossalmente anche per la scienza varrebbe il concetto di predestinazione, sia per la specifica costituzione biologica della specie umana (DNA) e
sia psicologica fondata sull’istinto di sopravvivenza ad un contesto che non si è scelto e che ci vincola. Ciò nonostante, Dio è stato generoso, ha voluto concederci il libero arbitrio, ma della scelta che compiamo pretende l’assunzione di responsabilità.
Di fatto siamo liberi di fare una sola scelta tra due possibilità, quella del Bene o quella del Male: scegliere se evolvere verso lo spirito o abbrutirsi verso la materia (sempre che la scelta del materialismo sia solo abbrutimento).
L’unica laica forma possibile di emendamento dai condizionamenti ancestrali è secondo Jung la scelta sofferta di un consapevole processo di individuazione, che però richiede dolorose separazioni dagli attaccamenti di comodo. L’unico davvero ad avere libertà assoluta sarebbe dunque Dio, i cui disegni a noi oscuri possono prevedere decisioni incomprensibili che coinvolgono l’essere umano senza che questi possa opporvisi: come nel caso di Giuda o dello stesso Caino, Dio si serve della storia dell’uomo (e del Figlio storicizzato) per dimostrare all’umanità che il Bene va preservato dal Male
(qualora ce ne dimenticassimo). Anche a costo di non intervenire nelle vicende umane più terribili, Egli lascia all’umanità il compito di preservare e ripristinare il Bene violato.
Nel caso della predestinazione, nella distinzione tra Bene e Male, non possono esserci compromessi o fraintendimenti. Dio è stato assai chiaro e, riguardo a ciò, ha voluto intendere che Bene fosse amore: agàpe e Male: violenza. E tuttavia possiamo sempre liberamente scegliere nuovamente di ritornare
al Bene, perché il Dio è sempre disposto al perdono e perché l’uomo ha sempre la possibilità di riscattarsi nei confronti della collettività. Ad alcuni può sembrare poco o limitante ma non è così. Anzi, riguardo all’amore non ha messo condizioni se non il rispetto dell’altro. Abbiamo infiniti modi di fare del bene quanto infiniti sono gli altri con cui veniamo in contatto.
Tuttavia se volessimo escludere la presenza etica di un dio nelle nostre esistenze saremmo disposti ad accettare altre versioni dell’arbitrio? Di fatto, che sia laico o spirituale, il libero arbitrio deve essere allo stesso modo etico.
Benché l’umano non sia perfetto, possiamo supporre che non sia utopia pensare che libertà sia partecipazione e arbitrio concordato?
Lino Carriero
BODYMINDTHERAPIST BIOENERGETICO
saggista: Psicologia dei massaggi emozionali

I Chakra e il sistema energetico è un concetto fondamentale in diverse tradizioni spirituali orientali.
Il concetto di chakra è centrale in molte tradizioni spirituali e filosofiche, soprattutto nell'induismo e nel buddismo. I chakra sono visti come centri energetici all'interno del corpo umano, attraverso i quali scorre l'energia vitale, spesso chiamata "prana" nell'induismo o "qi" nel taoismo.
I Sette Chakra Principali
1. Muladhara (Chakra della Radice):
2. Svadhisthana (Chakra Sacrale):
3. Manipura (Chakra del Plesso Solare):
4. Anahata (Chakra del Cuore):.
5. Vishuddha (Chakra della Gola):
6. Ajna (Chakra del Terzo Occhio):
7. Sahasrara (Chakra della Corona):
Il Sistema Energetico, come concepito nella tradizione dei chakra, include vari canali energetici (nadi) attraverso i quali scorre il prana. I tre principali nadi sono: Ida e Pingala.

Il benessere olistico non è un obiettivo da raggiungere ma un approccio continuo di crescita personale. Le discipline olistiche sostengo il benessere della persona che considera l'individuo nella sua totalità, includendo non solo gli aspetti fisici, ma anche quelli mentali, emotivi, spirituali e sociali. Questo approccio riconosce che tutti questi aspetti sono interconnessi e che il benessere complessivo dipende dall'equilibrio e dall'armonia tra di essi. Componenti del Benessere Olistico Fisico: Comprende la cura del corpo attraverso una dieta equilibrata, l'esercizio fisico regolare, il sonno adeguato e l'evitare comportamenti dannosi come il fumo e l'abuso di alcol. Importanza della prevenzione e della cura delle malattie tramite metodi naturali e medicina tradizionale, se necessario. Mentale: Riguarda la salute della mente, includendo l'apprendimento continuo, la gestione dello stress, la capacità di risolvere problemi e la consapevolezza di sé. La meditazione è un'opportunità di allenamento.